Appare ormai evidente che il PD di Carrara sia stato commissariato per modificarne la linea politica.
Il PD regionale ritiene indispensabile confermare la maggioranza che ha governato Carrara in questi ultimi anni a qualsiasi costo. L’ idea sostenuta dal PD locale, che fosse esigenza prioritaria modificare la linea politica ed amministrativa seguita nel secondo mandato Zubbani, è stata sacrificata sull’altare della continuità. La coalizione uscente ha visto una dialettica politica tra il PD ed il resto della maggioranza che, talvolta in modo chiaro, ma quasi sempre sottotraccia, ha appalesato profonde differenze. Si è creato un aggregato numerico composta dai Socialisti, dalla lista civica del sindaco, dai Repubblicani, spesso da Sel e di volta in volta da un consigliere di Rifondazione oltre a qualche frangia non allineata del PD e, quando non se ne è potuto fare a meno, dal soccorso di Forza Italia. Questo aggregato ha sempre offerto un sostegno all’azione amministrativa, impedendo di fatto che il PD, da sempre condizionato anche dalle proprie piccole ma rumorose divisioni interne, potesse impostare la propria azione politica.
Il tentativo del nostro partito, più volte dichiarato, di scrivere l’agenda politica, è stato sempre frustrato dalla presenza di una maggioranza, autosufficiente rispetto a quella costituita dai consiglieri del PD.
Se ciò non si è riscontrato nella azione amministrativa ordinaria, per effetto della nostra presenza nell’ambito della mediazione politica, l’azione strategica è stata completamente frustrata. Si ricorda solo a titolo di esempio, le pressoché nulla capacità di incidenza del nostro partito rispetto alle politiche di bilancio, alla realizzazione di un progetto organico dell’offerta culturale( fondazione della cultura, che nonostante l’impegno dei nostri rappresentanti non ha mai avuto esito), alla riorganizzazione dell’intero comparto delle spese sociali ed infine all’impostazione di un più efficiente sistema di funzionamento della macchina comunale. Il grande tema della riorganizzazione delle aziende partecipate, della loro ristrutturazione e della complementarizzazione con il sistema comunale è sempre rimasto iscritto sull’agenda del giorno dopo. In breve, mentre l’azione del primo mandato Zubbani ha ben governato il quotidiano e realizzato le linee strategiche impostate nell’amministrazione precedente, il secondo mandato ha incontrato crescenti difficoltà nella gestione ordinaria, ma soprattutto ha scontato una debolezza di strategia che gradualmente ha paralizzato l’azione amministrativa. L’attenzione alla miriade di piccole cose del quotidiano, è stata la virtù che ha consentito di ricostruire un tessuto di relazione positive con la città nel corso del primo mandato, ma il secondo ha dimostrato che vivendo solo di quotidianità, l’azione amministrativa soffoca. La mancanza di un respiro politico alto ha asfissiato anche la quotidianità. Quanto ci sia stato di debole nella nostra capacità di proposta politica e quanto di invalidante nella gestione della amministrazione a maggioranze variabili, non è dato sapere, ma certamente la linea politica della coalizione ha mostrato tutti i suoi limiti, specie durante la gestione degli eventi eccezionali. Da qui è partita la considerazione, che fosse necessaria una svolta che ponesse la definizione di una nuova strategia al centro della azione politica.
Una nuova politica del marmo, una aggiornata idea di governo dell’economia del mare ed una strategia di rilancio del centro città che faccia perno sulla sua vocazione culturale, per determinare un nuovo modello si sviluppo dell’intera città. Il tutto confortato da un più organico sistema dei servizi ai cittadini. Ciò non è stato realizzato nella seconda parte della legislatura e per poterlo fare il PD ha proposto una nuova agenda politica sulla base della quale costruire la nuova alleanza da proporre alle prossime elezioni. Questa linea è stata condivisa dalla stragrande maggioranza del PD di Carrara, da SEL Sinistra Italiana e da alcune liste civiche, ma non da PSI e PRI, che, non tanto per una diversa visione strategica, ma soprattutto sul giudizio dell’amministrazione uscente, non hanno inteso raggiungere un accordo. E’ per questo che non sono state calendarizzate le primarie, in quanto non sarebbe stato possibile affidare a questo strumento il compito di redimere una controversia politica tanto importante. Le primarie si fanno per eleggere la persona più adatta ad interpretare una linea politica condivisa, magari con visioni amministrative diverse, ma non per scegliere tra alternative politiche; tra queste ultime deve scegliere il corpo elettorale.
Le primarie servono a dirimere controversie di natura programmatica e a scegliere la persona più gradita agli elettori, non possono essere usate per scegliere tra linee politiche divergenti, altrimenti chi perde non riconoscendosi nel progetto vincente, non lo può sostenere e chi vince le primarie perde le elezioni. Il PD Regionale ha ribaltato questa decisione. E’ venuto ad imporre una alleanza con PSI e PRI a tutti i costi, per giunta accantonando l’idea delle primarie nonostante, perdurando l’attuale coalizione, non se ne capisca il motivo. Ciò significa abbandonare l’idea di una nuova visione strategica, fare una campagna elettorale che rivendichi la bontà dell’azione dell’amministrazione uscente, magari riconoscendo qualche mancanza ed invocando la presenza di una buona dose di sfortuna. La ricostituzione del rapporto con i cittadini verrà affidata alla scelta di un candidato che si possa presentare come nuovo ed in quanto tale, capace di nascondere tutti gli errori del passato, ma soprattutto orientato a presentare tutta una serie di azioni mirabolanti capaci di stimolare di nuovo la fiducia tra i nostri concittadini, rimanendo però vincolato ad agire nell’ambito della logica della maggioranza attuale. Si rifiuta un’azione politica coraggiosa e strategica, per sposare l’idea dell’uomo della provvidenza, che in realtà nasconde solo la volontà di perpetuare la vecchia logica della gestione del potere fine a se stesso, cercando di evitare gli attacchi indicando falsi bersagli. Un’idea semplice che promette cose belle a chi ci vuol credere e contemporaneamente offre la certezza della conservazione a chi solo di questa si preoccupa. Promesse di riforme annunciate dal candidato di turno, che possano raccogliere il consenso sia di chi in buona fede si accontenta della novità proposta, sia di coloro i quali ben sanno che le promesse saranno disattese, avendo così garantita la conservazione dello status quo a chi, stando bene, ha paura delle riforme vere fatte da chi le saprebbe fare davvero.
Questa declinazione nostrana del personalismo, che tenta di coniugare facce nuove ma politiche vecchie, per raccogliere il consenso di chi non ne può più dei soliti politici ed anche di chi invece vuole soltanto che tutto rimanga come è, si scontra con due limiti oggettivi: da un lato l’indigeribilità politica della proposta, che mina alla radice la vocazione riformista del PD e ne annichilisce la funzione; dall’altro l’impraticabilità elettorale. Ormai il consenso di chi reclama novità senza aggettivazioni si deposita sui 5 stelle e non più sugli uomini nuovi o presunti tale del PD. Seguire la strada indicata dal PD regionale significa perdere le elezioni, per giunta su posizioni politiche che nemmeno ci appartengono. Non solo ci si snatura ma si perdono anche le elezioni, compromettendo inoltre ogni possibilità futura.
Non lo consentiremo!
La linea del PD di Carrara offre la possibilità di fare una battaglia ideale propria della nostra ragione di essere, ci consente di fare ciò in cui crediamo e di provare a persuadere anche chi non può essere sordo rispetto alla possibilità di realizzare un nuovo Rinascimento della nostra città.
Dobbiamo convincere a crederci sia chi ha bisogno di sperare in un futuro migliore, sia chi avendo un presente soddisfacente, consideri che soltanto creando condizioni di recupero per chi sta male, potrà garantire anche il proprio benessere. (Sviluppo e Solidarietà).
Costruire il futuro per far crescere chi ha più bisogno, per far star meglio anche chi sta già bene.
L’alternativa alle riforme inevitabilmente non potrà che essere lo scontro sociale che penalizza tutti.
Tutta questa vicenda si colloca all’intero di una lacerante stagione congressuale del PD. La sensazione che chi vorrebbe governarci da Firenze, abbia più interesse a controllare il partito, piuttosto che a provare a vincere le elezioni, ci accompagna da tempo. La ricerca spasmodica di un candidato dietro cui nascondere le vecchie alleanze, l’ assoluta mancanza di conoscenza dei problemi della città, l’indifferenza rispetto alle scelte della classe politica locale, la disinvoltura con la quale di accredita ogni tipo di interlocutore, ci fanno pensare ogni giorno di più che a Firenze preferiscano candidare un loro portavoce con la certezza di perdere pur di controllare il partito, piuttosto che accettare un candidato libero e rispondente soltanto ai propri cittadini. Meglio un Grillino da abbandonare al proprio destino piuttosto che un membro del PD non ubbidiente. Ciò che è successo a Roma docet.
Se questa linea può piacere a qualcuno di Firenze, non sarà la nostra e dovremo adoperarci perché chi ci osteggia possa comprendere che chi prospetta loro un candidato più comodo, in realtà sta loro propinando un sindaco grillino, per giunta da lasciare isolato per dimostrare quanti sia inadeguato. Il conto sarà pagato dai nostri concittadini e come sempre accade avverrà a cominciare dai più deboli.
Noi non lo consentiremo!
Andrea Vannucci