Voglio proporre un semplice ragionamento, del quale spero se ne voglia cogliere il significato e farne buon uso per il futuro per gli appuntamenti Politici ed Amministrativi.
Nel corso dell’anno appena trascorso è successo di tutto. Credevo fosse possibile immaginare di metterci una pezza almeno in vista delle elezioni politiche, ma si continua a fingere di non vedere il problema. Può un partito affrontare una campagna elettorale pretendendo che tutti concorrano ad ottenere un consenso su una linea politica inesistente contraddistinta solo da scissioni espulsioni e commissariamenti?
Il messaggio che è stato imposto nel nostro territorio è stato: o ci si allinea e si ubbidisce al capo ed ai suoi tirapiedi o si viene fatti fuori, anche a costo di perdere le elezioni. Per il momento si è persa Carrara.
O si accetta di partecipare ad un congresso truccato o, se non si accettano i trucchi, si possono candidare soltanto i servitori!
Evidentemente questo non è il PD che volevo. Non riesco a riconoscermi in un partito che non cresce dalla base, dai circoli, dalla passione e dal senso civico e solidale delle persone, non riesco a riconoscermi in un “partito leggero” fatto solo di elettori e non di iscritti, che pretende di avere una classe dirigente ubbidiente ed asservita, che dopo la rottamazione propone una squadra composta da fedeli servitori, arruolati in massima parte tra riciclati ed opportunisti. Il congresso, che tra mille ostacoli avevamo, insieme agli altri membri NON renziani della Commissione Territoriale, programmato per il 2-3 dicembre, poteva rappresentare un’occasione per un esame di coscienza collettivo con l’obiettivo di fare ognuno ammenda dei propri errori per riproporre una stagione costruttiva che sapesse interpretare i valori fondanti del nostro partito. Il congresso, che la parte Renziana ha cassato producendo irresponsabili ricorsi, al quale spero ora si possa arrivare senza polemiche.
Perché purtroppo, in queste condizioni soltanto chi sarà mosso da ambizione e interessi personali sarà motivato ad impegnarsi, mentre tutti gli altri si sentiranno legittimati solo al disimpegno e al lasciar perdere: sia il Congresso sia il PD. Il Partito Democratico non riesce più a essere la casa in cui possono coesistere le proposte e il modo di fare di Matteo Renzi e i valori del popolo di centrosinistra. La parola d’ordine deve essere Unire non Dividere altrimenti il Renzismo ci lascerà in eredità solo qualche poltrona per gli amici e le ceneri del grande partito riformatore che avevo, con entusiasmo, concorso a fondare. Che il 2018 non sia come il 2017. Buon Anno PD.